PUBLIO VIRGILIO MARONE(70 a.C. - 19 a.C.)

La vita


Publio Virgilio Marone nacque in una famiglia di modesti proprietari terrieri ad Andes (oggi Pietole in provincia di Mantova) il 15 ottobre 70 a.C.. Fece i suoi primi studi a Cremona, poi a Milano; verso il 52 a.C. si trasferì a Roma, dove si applicò all'eloquenza. A quel periodo appartengono i suoi primi componimenti poetici che hanno costituito un grosso problema di interpretazione critica e che sono stati convenzionalmente raccolti sotto il nome di "Appendix Vergiliana" (Appendice virgiliana).

Verso il 45 a.C. Virgilio lasciò Roma per ritirarsi nella più tranquilla Napoli, dove seguì i corsi di filosofia epicurea tenuti da Sirone e dove strinse rapporti d'amicizia con Lucio Vario, Plozio Tucca, Quintilio Varo e Orazio. Napoli rimase da allora il soggiorno preferito di Virgilio e quivi attese alla composizione delle sue opere poetiche. Frequentò Roma solo sporadicamente, partecipando al circolo letterario di Mecenate e condividendo i programmi di restaurazione di Augusto, soprattutto quelli che si rifacevano alle antiche tradizioni religiose e agricole del popolo romano. Tra il 42 a.C. e il 37 a.C., scrisse le Bucoliche, che lo rivelarono al grande pubblico; seguirono, dal 37 a.C. al 29 a.C., le Georgiche, quindi, fino alla morte, la stesura dell'Eneide. Nel 19 a. C. Virgilio progettò un viaggio in Grecia, che doveva servirgli per mettere a punto quest'ultima sua opera. A Megara, però, fu colto dalla febbre e fece ritorno in Italia.

Il poeta morì il 22 settembre 19 a.C., poco dopo lo sbarco a Brindisi.

Virgilio aveva disposto che l'Eneide fosse bruciata, ma Augusto non lo permise e fece pubblicate l'opera, coi necessari emendamenti, da Vario e Tucca.

Le opere


Le Bucolica (Canti pastorali) o "Eclogae" (Scelte) comprendono 10 composizioni in esametri, modellate sugli Idilli di Teocrito, ma lontane dal realismo di questo maestro della poesia pastorale. Virgilio rievoca piuttosto un mondo fantastico, letterario, dove i pascoli, le greggi, i mandriani sfumano in un'atmosfera di serenità , di malinconica nostalgia. Se la convenzione artistica è fondamentalmente quella alessandrina, già  nelle Bucoliche s'intravvede però lo spirito del poeta, nell'amore per i campi, per la pace e per la grazia, nella pietà  per i dolori umani. Siamo nel momento più sognante ma anche più autentico della sua ispirazione poetica.

Un maggiore impegno verso la realtà  si ha invece nelle Georgiche (Poema campestre), poemetto didascalico in 4 libri sulla coltivazione dei campi. Il modello letterario è la poesia didascalica greca, a iniziare da Esiodo, e le informazioni tecniche sono attinte da opere greche di agronomia e da quelle latine di Catone il Censore e Terenzio Varrone. Però sugli intenti pratici e sulla tradizione letteraria s'impone l'ispirazione personale di Virgilio, che trasforma un'opera didattica in un'opera di poesia. A riscattare l'aridità  della materia concorre inoltre un'elaborazione formale armoniosa ed elegante, dove l'esametro è portato a grandi capacità  espressive. Il passaggio dalle Georgiche all'Eneide (Aeneis), sollecitato da Augusto, sembra restringere l'orizzonte fisico alla storia di Roma, ma segna un ulteriore, definitivo ampliamento dei valori poetici e tematici. Nell'Eneide, che rappresenta la maturità  del pensiero virgiliano, Virgilio esalta da un lato la romanità  come civiltà  virile, autrice di straordinarie realizzazioni storiche, frutto provvidenziale per il benessere del mondo. D'altro canto, egli sviluppa la sua pensosa concezione delle sorti umane, la sua malinconica considerazione della labilità  della nostra esistenza, delle sofferenze dei deboli, delle crudeltà  della storia. Lo stesso protagonista del poema, Enea, vive di questa duplice ispirazione virgiliana: il senso della storia e del dovere e la vocazione personale alla pace e alla pietà  (di qui la sua grandezza e anche la sua debolezza).


editus ab


Lavori in corso sul laboratorio