DECIMO LABERIO (106 a.C. - 43 a.C.)
Decimo Laberio nacque nel 106 a.C..
Cavaliere romano, scrisse mimi satirici e, per un lungo tempo, a Roma non ebbe rivali. Tra i destinatari delle sue critiche c'erano anche personaggi altolocati e potenti, fra i quali molto spesso Giulio Cesare. Il dittatore, però, trovò l'occasione per vendicarsi degli strali che gli erano scagliati quando a Roma giunse lo schiavo, poi affrancato, Publilio Siro. In che modo? Cesare obbligò Laberio, allora sessantenne, a sostenere una sfida, in sua presenza e sotto il suo giudizio, contro di quello. Per Laberio si trattava di una vera ignominia, sia per la sua condizione sociale, sia perché era vergognoso per un romano recitare in teatro.
In ogni modo, Laberio, obtorto collo, affrontò la sfida … ma fu sconfitto. Cesare non volle infierire oltre; anzi, come spesso era solito fare con gli avversari, gli fece addirittura un regalo come segno di magnanimità .
Il mimografo, però, pur in quella situazione umiliante, trovò modo di scoccare una terribile frecciata: "Porro, quirites, libertatem perdimus … Necesse est multos timeat quem multi timent" (Ormai, o Quiriti, perdiamo la libertà ! Però chi da molti è temuto deve per forza temere molti). A queste parole, ci dice Macrobio che riporta il passo, tutti gli spettatori si volsero a guardare Giulio Cesare.
Di questo autore abbiamo molti titoli ed un centinaio di versi.
Laberio morì a Roma nel 43 a.C..
Decimo Laberio nacque nel 106 a.C..
Cavaliere romano, scrisse mimi satirici e, per un lungo tempo, a Roma non ebbe rivali. Tra i destinatari delle sue critiche c'erano anche personaggi altolocati e potenti, fra i quali molto spesso Giulio Cesare. Il dittatore, però, trovò l'occasione per vendicarsi degli strali che gli erano scagliati quando a Roma giunse lo schiavo, poi affrancato, Publilio Siro. In che modo? Cesare obbligò Laberio, allora sessantenne, a sostenere una sfida, in sua presenza e sotto il suo giudizio, contro di quello. Per Laberio si trattava di una vera ignominia, sia per la sua condizione sociale, sia perché era vergognoso per un romano recitare in teatro.
In ogni modo, Laberio, obtorto collo, affrontò la sfida … ma fu sconfitto. Cesare non volle infierire oltre; anzi, come spesso era solito fare con gli avversari, gli fece addirittura un regalo come segno di magnanimità .
Il mimografo, però, pur in quella situazione umiliante, trovò modo di scoccare una terribile frecciata: "Porro, quirites, libertatem perdimus … Necesse est multos timeat quem multi timent" (Ormai, o Quiriti, perdiamo la libertà ! Però chi da molti è temuto deve per forza temere molti). A queste parole, ci dice Macrobio che riporta il passo, tutti gli spettatori si volsero a guardare Giulio Cesare.
Di questo autore abbiamo molti titoli ed un centinaio di versi.
Laberio morì a Roma nel 43 a.C..