PROPERZIO (ca. 50 a.C. - ca. 10 a. C.).

La vita


Sesto Properzio, poeta elegiaco, nacque forse ad Assisi verso il 50 a.C.. Di famiglia equestre, perse gran parte delle sue proprietà  nella distribuzione delle terre fra i veterani di Antonio e di Ottaviano (41 - 40 a. C.). Mortogli il padre quand'era ragazzo, venne con la madre a Roma dove iniziò la sua attività  poetica. L'avvenimento centrale della sua vita fu l'incontro e l'amore per una donna dell'alta società  romana, più anziana di lui, forse sposata, e di liberi costumi, di nome Ostia, ma da lui cantata come Cintia: passione tormentosa con continui tradimenti di lei.
A Roma Properzio fu protetto da Mecenate e conobbe i poeti Virgilio e Ovidio.
Nella città  capitolina Properzio morì intorno al 10 a.C..

Le opere


Di Properzio abbiamo 4 libri di elegie, databili, con probabilità , fra il 33 e il 16 a.C.
Il I libro (che gli antichi chiamavano Cynthia Monobiblos) comprende una ventina di elegie, occupate interamente dall'amore, soprattutto di Properzio per Cintia (lo pseudonimo è un nome di Diana, come la Delia di Tibullo); quasi un romanzo amoroso, con varie fasi ed episodi alterni, di conquista o di disinganno.
Il II libro, di poco posteriore, è dedicato a Mecenate. Il poeta si scusa se non può seguire i consigli di cantare le gesta di Augusto e torna con maggior drammaticità  alla sua passione.
Temi morali e civili intervengono invece nel III libro (25-21 a. C.) accanto alle delusioni amorose.
I temi propriamente patriottici prevalgono addirittura nel IV libro, con le 6 cosiddette "elegie romane", che secondo l'usanza alessandrina espongono le origini (aitma) di episodi leggendari o storici di Roma: culto di Vertunno e di Tarpea, anniversario della battaglia di Azio e fondazione del tempio di Apollo Palatino, lotta e vittoria di Ercole su Caco, culto di Giove Feretrio, l'Ara Massima.

Giudizio


Nelle elegie romane è evidente l'influsso delle idealità  del tempo, e, poeticamente, dell'Eneide virgiliana, che veniva pubblicata proprio in quegli anni. Ma tutta la poesia di Properzio tendeva già  a una sostenutezza e a una ricchezza di riferimenti colti che la caratterizzano nell'elegia romana. A confronto con la flebile liricità  di Tibullo e con la facile musicalità  di Ovidio, Properzio presenta sempre sostenutezza di tono e forza di passione. Egli è il più vicino all'elegia ellenistica per la sua complessità : il poeta stesso riconosceva come suoi maestri Callimaco (si auto definì, infatti, Callimaco romano) e Filita; la mitologia è sempre presente, in mille spunti, anche nei suoi carmi più lirici, con richiami a personaggi e a situazioni, similitudini, e via di seguito. Se a ciò si aggiunge l'intensità  fantastica e sentimentale, si può capire come Propezio sia anche un poeta non facile e non sempre attraente. Un riflesso di questo mondo complesso si ha anche nella forma, incisiva e vibrante, ma spesso anche cupa e ardua, con un vocabolario qua e là  astruso. Per la sua ardente passione amorosa si può paragonare Properzio a Catullo, ma per la veste poetica egli è piuttosto un poeta dotto, discordante, dunque, dalla composta tendenza della poesia augustea.


editus ab

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